RLS: un “indicatore” di qualità del sistema di sicurezza?

Il ruolo di RLS compie 30 anni[1]. Un mio personale “grazie” a tutti gli RLS. Ne conosco molti: persone motivate e impegnate, nelle aziende o nei territori. Confesso il mio debito nei loro confronti per lo stimolo a rimanere sempre vicino al lavoro e a chi lo svolge, a cercare di essere adeguato (io) nel tempo che, continuamente, cambia il lavoro reale.

Ci siamo incontrati anche quest’anno a Ravenna, nella ricorrenza di una tremenda strage sul lavoro,[2]  in un appuntamento che di decennio in decennio ci ha fatto sempre riflettere e ha consolidato una preziosa rete nel territorio.

Non è facile essere RLS. Non si ha la formazione di un operatore della vigilanza, di un addetto SPP, di un medico competente o di un formatore. Si può contare (se si vuole e si può) sul supporto di associazioni di rappresentanza sindacale. Ma in azienda, non sempre si è valorizzati e a volte neppure ben voluti. Eppure, che lo sappia o no, un’azienda è un sistema e la norma ha provvidenzialmente istituito per lei questo ruolo di connessione tra lavoratore e direzione, tra chi lavora e chi organizza il lavoro, tra la sicurezza attuata (attuabile) e la sua previsione.

Per un RLS è più facile vedersi accettare una segnalazione che essere accettati come collaboratori. E la comunicazione anche con i lavoratori è spesso una difficoltà.

Quest’anno poi ci siamo chiesti quali difficoltà si stanno aggiungendo: in tempi di disintermediazione generalizzata sulla scia della disintermediazione digitale, in tempi di squalificazione dei fatti in un mercato delle verità dove il falso vale quanto il vero, in tempi di frantumazione delle identità in diversi profili ed esperienze spesso solo digitali dove l’intelligenza vivente e le relazioni tra persone non hanno cittadinanza. Cambiamenti profondi forse stanno minando il ruolo di rappresentanza degli RLS? Domanda che non credo sia oziosa.

E se poi qualche autorità sbaglia anche il nome e li chiama “responsabili” e non “rappresentanti”, ho il sospetto che ci sia un problema di visione sistemica. È urgente un supporto a questo ruolo. Quali abilità sono utili (si sono dimostrate utili) perché gli RLS possano dare il loro contributo per i sistemi aziendali, per la valorizzazione del sistema aziendale nel complesso e nelle sue componenti? Quali abilità sono utili in ambienti conflittuali se non ostili per un ruolo così delicato nell’azienda in cui si lavora? Come continuare a promuovere il valore dei lavoratori e dei loro rappresentati se si afferma una semplificazione dove c’è spazio solo per gli “esperti” o per i sanzionatori?

Se un’azienda non ha una visione sistemica, se non riconosce il valore dei lavoratori (tutti) che sono i “sistemi” che nell’insieme costituiscono il sistema aziendale, quell’azienda è comunque un sistema aperto, inserito nella società che osserva, controlla e a volte si indigna.

RLS potrebbe essere non solo una risorsa ma anche un indicatore di qualità? E come associazione che ha una sensibilità speciale per l’approccio sistemico e le abilità non tecniche, che contributo potremmo offrire?

Marco Broccoli, segretario AiNTS

 

 

[1] Decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626

[2] Il 13 marzo 1987, nel cantiere Mecnavi scoppiò un incendio sulla nave Elisabetta Montanari. Per 13 operai non vi fu scampo. Molti erano giovani, lavoravano “in nero” e senza le più elementari regole di sicurezza. Da allora ogni 13 marzo a Ravenna si ricorda quell’episodio e nei giorni successivi si svolge un seminario in cui gli RLS (ma non solo) si ritrovano per approfondire e confrontarsi su temi relativi alla sicurezza sul lavoro e al ruolo di RLS.

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