Per decenni si è coltivata una idea di sicurezza come esito risultante dalla conformità dei comportamenti dei diversi soggetti del sistema aziendale di prevenzione alle norme di legge e alle disposizioni dei datori di lavoro.
Sulla base di questa idea di sicurezza, i fallimenti (infortuni, malattie, incidenti) vanno spiegati o come una deficitaria definizione delle norme e disposizioni, o come una deficitaria conformità dei soggetti destinatari di queste norme e disposizioni, o come una combinazione di entrambe le cause. La risposta, inevitabilmente, è stata la ricerca di un sempre maggiore dettaglio normativo e il perseguimento di un sistema di controlli e disciplina sanzionatoria sempre più pervasivo. Entrambe queste strategie si sono rilevate come velleitarie e inefficaci.
Più recentemente, a fronte della crisi dell’approccio tecnico-normativo basato su norme e conformità e sul principio organizzativo “comanda e controlla”, ha trovato crescente spazio la critica a questa idea di sicurezza. Critica fondata su: a) nessuno può regolare tutto, ovvero prevedere ogni dettaglio delle prestazioni necessarie a raggiungere il risultato organizzativo; e b) ogni lavoratore non può essere impegnato in una sola esecuzione di prestazioni rigidamente e completamente predeterminate, ma è incessantemente impegnato nell’adattamento della propria prestazione a situazioni esposte a più o meno grandi variabilità nell’ambiente di lavoro, nei materiali da usare e nelle persone coinvolte nel processo produttivo.
Inoltre, ha preso sempre più evidenza che la sicurezza non è l’esito risultante (pensiero deterministico) dalla sola conformità, ma è l’esito emergente (pensiero probabilistico) della diffusa capacità di gestire il rischio residuo per ridurre la probabilità che accadano eventi avversi e per aumentare la probabilità che il lavoro si concluda senza eventi avversi.
Seguendo il suggerimento di Erik Hollnagel, chiamiamo queste due concezioni della sicurezza Safety I e Safety II. La transizione da Safety I a Safety II non implica la rinuncia a regole di sicurezza, ma l’apertura a un esercizio di competenze non soltanto tecnico-normative da parte di tutti i soggetti del sistema aziendale di prevenzione.
Quali sono le competenze non tecniche (Non Technical Skill – NTS) rilevanti nei profili di ruolo di lavoratori, preposti, dirigenti e datori di lavoro, RSPP e RLS? Perché e come vanno sviluppate?
Queste domande guidano il percorso di apprendimento proposto da AiNTS con il Corso introduttivo alle competenze non tecniche per la sicurezza che verrà attuato in videoconferenza sincrona in due moduli di 4 ore ciascuno lunedì 8 settembre 2025 dalle 14.00 alle 18.00 e lunedì 15 settembre 2025 dalle 14.00 alle 18.00.
Maggiori informazioni e iscrizioni a questo link:
https://www.aints.org/2025/03/07/corso-introduttivo-alle-competenze-non-tecniche-per-la-sicurezza-non-technical-skill-nts-2025/
Attilio Pagano
(socio fondatore AiNTS)