ven 19 nov
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Rischio Biologico e Competenze Non-Tecniche
Questo webinar illustrerà come le competenze non-tecniche entrano in gioco in un momento così critico come la situazione pandemica che attualmente stiamo vivendo.


Orario & Sede
19 nov 2021, 18:00 – 19:00
Webinar gratuito
L'evento
Docente: Dott.ssa Marcella Balasini
Parole chiave: rischio biologico, competenze non tecniche, consapevolezza, spinta gentile.
Abstract:
In questo momento di così difficile gestione a causa della pandemia, in cui tutti siamo chiamati a tenere “comportamenti adeguati“ per tutelare la nostra e altrui salute, è proprio il momento in cui entra in gioco il fattore umano, inteso come l’insieme di quegli elementi legati all’uomo ma non solo, quindi le limitazioni fisiche, psicologiche, tecnologiche ed ambientali, da considerare, valutare e tenere in conto perché possono influenzare il comportamento dell’uomo, con relative conseguenze anche per gli obiettivi di tutela della salute e sicurezza sul lavoro e non solo.
“Lo studio del fattore umano e dei suoi molteplici aspetti ha contribuito in maniera significativa alla diffusione di performance lavorative sicure ma anche efficaci, consentendo il miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza sul lavoro in svariati settori.” INAIL 2017
Da tempo l’attenzione si è spostata da quella che era una visione tecnica della sicurezza sul lavoro a una visione più “umana” dove lo studio dell’errore umano ha un ruolo centrale.
E a partire dai meccanismi che determinano gli errori umani è diventato chiaro come sono rilevanti aspetti meno tecnici delle competenze dei lavoratori; in effetti si è cominciato a tenere in considerazioni le cosiddette non-technical skills (NTS), cioè quelle competenze cognitive, sociali e personali, complementari alle competenze tecniche, che contribuiscono all’attivazione di prestazioni lavorative eccellenti.
Tra le competenze non tecniche che in questo periodo ci possono venire in aiuto sicuramente c’è la consapevolezza situazionale cioè saper riconoscere e interpretare correttamente cosa c’è intorno a noi. Non l’incapacità o la disattenzione, ma la mancanza di consapevolezza della situazione è stata identificata come una delle cause primarie negli incidenti attribuibili agli errori umani
La consapevolezza situazionale parte dalla conoscenza della situazione in cui siamo immersi, che si ottiene
attraverso i processi di percezione e attenzione. Poi la corretta interpretazione della situazione passa
attraverso numerosi altri fattori culturali personali ma anche del luogo di lavoro, percezione e accettazione
del rischio ma parte ovviamente anche, per ritornare alla sicurezza sul lavoro, da una adeguata conoscenza
dei pericoli e dei rischi.
Da dove cominciare allora se non dalla conoscenza delle caratteristiche del rischio biologico attuale, dalla
motivazione biologica del perché mantenere il distanziamento tra le persone, l’igienizzazione frequente delle
mani, l’uso della mascherina in determinate situazioni; per poi poter avere la giusta applicazione di tale
conoscenza nei modi più appropriati ai singoli contesti.
La conoscenza delle ragioni biologiche per cui dobbiamo attuare determinati comportamenti ci può stimolare
come motivazione a metterli in pratica e mantenerli e non applicarli solo per obbligo.
E qui la consapevolezza situazionale ci può aiutare, non tanto per prendere decisioni epocali o future ma per
essere sempre presenti alla situazione attuale dove chi ci insidia è un pericolo invisibile, per avere una
consapevole applicazione di procedure, che sono state interiorizzate, aiutati anche da quelle che possono
essere considerate “spinte gentili”, come predisporre in luoghi critici gli igienizzanti per le mani o altre
soluzioni incentivanti ad esempio l’adesione alla campagna vaccinale, come portare direttamente le
postazioni vaccinali direttamente nei luoghi di lavoro, usando quindi la cosiddetta architettura delle scelte.
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